Shiatsu e fibromialgia: un accenno
17 Maggio 2022Diabete, farmaci e microbiota
17 Maggio 2022Nella vita spesso contano più le proporzioni e le relazioni tra cose od eventi, rispetto al loro valore assoluto se presi isolatamente. Non fanno eccezioni molti processi metabolici e molecole che interagiscono nel nostro organismo.
In particolare, oggi volevo accennare brevemente ad un’applicazione di questo principio nel campo delle scelte nella nostra alimentazione.
In altri articoli vedremo meglio caratteristiche e funzioni di questi acidi grassi fondamentali, qui vedremo solo come “dialogano” tra loro.
Nel nostro organismo, gli acidi grassi omega-3 e omega-6 che assumiamo con l’alimentazione competono per gli stessi enzimi per produrre eicosanoidi (trombossani, leucotrieni, interleuchine) e molecole di segnale (che determinano l’attivazione o meno di processi che portano all’infiammazione)con funzioni fisiologiche opposte. Il corpo è in grado di misurare la quantità relativa dei due gruppi ed in base al rapporto sceglie di produrre certe sostanze oppure altre. Mentre le molecole di segnale derivate dall’omega-6 sono pro-infiammatorie, le derivate omega-3 sono anti-infiammatorie.
Questi due tipi di acidi grassi polinsaturi e i loro metaboliti interagiscono anche con i fattori di trascrizione per modulare la regolazione di geni bersaglio.
Inoltre, gli acidi grassi omega-3 e omega-6 competono anche per incorporarsi nelle membrane cellulari, dando loro caratteristiche differenti e quindi influenzando direttamente la funzione della membrana.
Gli effetti opposti degli acidi grassi omega-3 e omega-6 portano alla teoria del rapporto omega-6: omega-3, sostenuta negli anni passati attivamente da Artemis Simopoulos attraverso molte recensioni e libri (Simopoulos & Robinson, 1999; Simopoulos, 2006; 2008) . Sulla base delle prove degli studi sugli aspetti evolutivi della dieta, dei cacciatori-raccoglitori moderni e diete tradizionali, la teoria del rapporto omega-6: omega-3 propone che la composizione genetica degli esseri umani sia adattata a una dieta in cui il rapporto di omega-6: omega-3 era circa 1. Sono ancora cosiderate ottimali diete con un rapporto di omega-6 pari a 3-4 volte rispetto agli omega-3.
Nelle diete occidentali di oggi il rapporto è 15: 1 a 17: 1. Molte delle condizioni croniche della società moderna (malattie cardiovascolari, diabete, cancro, obesità, malattie autoimmuni, artrite reumatoide, asma e depressione) sono associate ad un aumento della produzione di trombossano A2 (TXA2), leucotriene B4 (LTB4), IL-1β, IL-6 , TNF e CRP. L’aumento di questi fattori è dovuto all’elevato rapporto di omega-6: omega-3 nel grasso dietetico che è incompatibile con il nostro corredo genetico. Pertanto, ridurre il rapporto omega-6: omega-3 a circa 1: 1 includendo oli salutari o un integratore alimentare omega-3 nella dieta potrebbe secondo queste teorie aiutare a promuovere la salute ottimale.
Per approfondire, qui uno degli articoli originali di A. Simopoulos
https://www.researchgate.net/publication/5444823_The_Importance_of_the_Omega-6Omega-